venerdì 27 febbraio 2009

SI' AL NUCLEARE IN PROVINCIA. DECIDANO I CITTADINI !

" Mi dichiaro a favore dell'apertura di una centrale nucleare in Provincia di Ragusa, ma credo che una decisione così importante debba essere presa dall'intera collettività e non solo dalla politica. Credo che avviare un progetto così importante in Provincia di Ragusa sia il modo migliore per dare al territorio, con le dovute e necessarie condizioni di sicurezza, sviluppo sostenibile che avvantaggi tutti i settori dello sviluppo economico della nostra Provincia."

Sebastiano Failla, Vice Presidente del Consiglio Provinciale, dà il proprio contributo al dibattito nato in provincia dopo la decisione del Governo Berlusconi di riavviare le procedure per la produzione di energia nucleare inItalia.

" Credo che l'apertura di una centrale in Provincia di Ragusa sia una grande opportunità sotto tutti i punti di vista. Darà un impulso importante alla costruzione di ulteriori infrastrutture e potrà consentire un fortissimo risparmio in termini di costi dell'energia. Se abbiamo fatto tesoro dello scippo subito con l'apertura delle raffinerie 50 anni fa, sapremo trattare bene le condizioni irrinunciabili per far ottenere al territorio i maggiori vantaggi possibili. Sia chiaro che il territorio non va svenduto o barattato per pochi spiccioli."

" Molti che si dichiarano contrari all'apertura sostengono che l'area della Provincia di Ragusa è fortemente sismica e per questo non è possibile costruire una centrale sul suo territorio. Che dire allora del Giappone che costruisce centrali in aree ben più sismiche della nostra e lo fa con grande sicurezza ?Bisogna affrontare il problema sotto l'aspetto della convenienza per il territorio e del suo sviluppo."

" La politica ha l'obbligo di esporre le proprie opinioni rispetto all'idea che ognuno di noi ha dello sviluppo del territorio. Per una materia così importante però, credo che sia importante fare emergere la volontà di tutti i cittadini rispetto ad una scelta che avrà una ricaduta seria e duratura sul territorio. Così potremo confrontarci laicamente con dati certi e numeri alla mano per decidere, come una comunità matura deve fare, democraticamente del proprio futuro. Sono convinto che la proposta di Nello Di Pasquale sia seria e dia la possibilità a tutti di esprimere la propria opinione."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

MA PERCHè ANZICCHè SPARARE MINKIATE NON FAI DELLE PROPOSTE SERIE?

PERCHè NOI IN SICILIA CHE ABBIAMO UNA GROSSA FONTE DI ENERGIA PULITA DATA DAL SOLE E DAL VENTO DOBBIAMO RICORRERE AL NUCLEARE?
PER GIUNTA IN SAPENDO DI VIVERE IN UN LUOGO AD ALTO RISCHIO SISMICO?

MA L'ENERGIA EOLICA E SOLARE A VOI POLITICANTI VI FA COSì SCHIFO?

CONOSCI IL PROGETTO RUBBIA?

..siamo nelle mani di nessuno

Anonimo ha detto...

QUESTE CENTRALI NUCLEARI LASCIAMOLI COSTRURIRE A QUELLE REGIONI CHE NE HANNO BISOGNO COME IL TRENTINO A CUI MANCA SOLE E VENTO....

NON DIMENTICHIAMO POI IL FATTO CHE IN SICILIA C'è ANCHE IL PROBLEMA DELLO SMALTIMENTO DELLE SCORIE RADIOATTIVE PRODOTTE DA QUESTE CENTRALI, CHE CON OGNI PROBABILITA' ANDREBBERO IN MANO ALLA MAFIA..A QUESTO C'HAI PENSATO?

Sebastiano Failla ha detto...

Sono contento di avere colto nel segno di un dibattito che speravo animato. Ho detto di essere a favore dell'ipotesi nucleare perche' credo allo sviluppo di energie alternative che ci liberino dalla dipendenza energetica. Ma ho anche detto che e' necessario che i cittadini siciliani si esprimano su un tema cosi' impattante sull' idea stessa di sviluppo dell'isola. I vostri post mi convincono sempre di più' che sia l' ora di confrontarsi seriamente e percorrere una strada, qualunque i siciliani scelgano, con determinazione impostando le politiche in quella direzione. In sostanza siamo di fronte ad una opportunita' che dobbiamo saper sfruttare per crescere anche nella consapevolezza di essere societa' civile e matura. Desidero organizzare un comitato che si faccia promotore di questo referendum. Chiariro' in un comunicato stampa il mio pensiero e presentero' una mozione al Consiglio Provinciale per avviare il dibattito.

Anonimo ha detto...

NON HAI RISPOSTO ALLE DOMANDE RIGUARDANTI LE FONTI DI ENERGIA ALTERNATIVE, PERCHè NON INVESTIRE NELL'ENERGIA SOLARE???

SE LA GERMANIA IL 20% DI ENERGIA TOTALE LA RICAVA DAL SOLARE PERCHè NON FARLO ANCHE NOI CHE DI SOLE NE ABBIAMO DA VENDERE???

NON PENSI CHE NELLO SMALTIMENTO DELLE SCORIE RADIOATTIVE CI POSSA ESSERE L'INTERESSAMENTO DELLA MAFIA?

DACCORDO CON TE SULLA NECESSITA' DI UN DIBATTITO, MA UN DIBATTITO è FATTO DI DOMANDE E RISPOSTE NON DI PROCLAMI PROPAGANDISTICI

ti invito a leggere questo articolo preso da un giornale non è di parte e che di economia un po' ne capice....questa sarebbe una proposta seria da presentare al Consiglio Provinciale

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2007/11/nova24-caravita.shtml?uuid=4ad8cf72-8d61-11dc-8455-00000e251029&DocRulesView=Libero

Sebastiano Failla ha detto...

Un quadrato di 210 per 210 chilometri. Poco più grande di metà della pianura padana. Ma nel Sahara.
«Questo quadrato ipotetico rappresenterebbe comunque poco più di un millesimo dei deserti esistenti – spiega il premio Nobel Carlo Rubbia – ma su di lui il Sole ogni anno irraggia in media 15 terawatt di energia, tanti quanti ne consuma l'intera nostra civiltà. E supponiamo, come ci dicono i trend, che al 2030 si vada al raddoppio. Si tratterebbe solo di aggiungere un altro millesimo di deserto solare, e di metterlo al lavoro».
Questo è il sogno energetico che ormai da più di un decennio muove centinaia di menti e di organizzazioni, pubbliche e private, non solo in Europa ma anche nel Nord-Africa, nel Mediterraneo e negli Usa. E non è solo un sogno, ma una necessità: «al 2025 l'Europa a 25 avrà un deficit elettrico di metà dei suoi consumi – dice Hans Muller-Steinaghen, del Dlr, centro aerospaziale tedesco – pari a oltre 230 gigawatt (l'Italia al 2030 per 16 gigawatt, ndr), a mano a mano che le vecchie centrali fossili verranno dismesse. E altri 230 aggiuntivi verranno dalla crescita dei consumi elettrici dei paesi Mediterranei e del Medio Oriente. Un fabbisogno enorme, che solo una fonte può sostenere: il grande solare desertico, l'unica con un potenziale di oltre cento volte gli scenari più estremi».
Per tre anni gli esperti tedeschi, guidati dal ministero dell'Ambiente di Berlino (insieme a colleghi giordani, marocchini, egiziani e algerini) hanno lavorato sugli scenari tecnologici di Trans-Csp e Med-Csp, due grossi volumi, irti di cifre e grafici, su come dovrà cambiare l'intero contesto energetico dei due continenti. Europa, Nord-Africa e Medio Oriente interconnessi da una sola rete elettrica ad alta capacità di trasporto in corrente continua, e grandi centrali solari termodinamiche a concentrazione desertiche (Csp, concentrated solar power) in grado di produrre e inviare centinaia di gigawatt di potenza fin nel nord-Europa, oltre a soddisfare i consumi locali (anche di acqua desalinizzata). Una visione grandiosa, quasi temeraria (uno dei suoi primi sostenitori, negli anni '90, è stato Carlo Rubbia), ma che ora comincia a diventare realtà.
Se ne è avuta una prova in occasione di World Solar Power 2007, la prima conferenza internazionale sul Csp tenutasi in Europa, a Siviglia. Una tre giorni che ha visto la partecipazione di un centinaio tra aziende, centri di ricerca e istituti finanziari provenienti da Europa, Usa e Medio Oriente. L'occasione per l'organizzatore, la spagnola Abengoa, di esibire la sua creatura solare nuova di zecca, la grande centrale Ps10 con i suoi 600 specchi da 120 metri quadri sempre puntati sulla torre centrale alta 115 metri a Sanlucar, capace di produrre 10 megawatt. Attiva dallo scorso giugno, Ps10 è la prima del suo genere di tipo commerciale (dopo una quindicina di torri solari di ricerca costruite negli ultimi venti anni) ed è già in costruzione Ps20, di doppia potenza (12mila case servite) e poi è allo studio Ps 50, con tecnologie ancora in fase di sviluppo.
Il caso spagnolo, infatti, è il primo e più massiccio segnale di movimento concreto. Lo scorso 25 maggio il Governo di Madrid ha assicurato, per decreto, una generosa tariffa elettrica incentivata per le centrali solari Csp fino a 50 megawatt: 26,9 centesimi di euro per chilowattora (quasi tre volte il prezzo di mercato) fissi per 25 anni. «Abbastanza per far partire i progetti con le tecnologie solari attuali – osserva Mark Geyer di Solar Paces, l'associazione mondiale del solare termodinamico – per ripagare gli investimenti e i finanziamenti. E soprattutto per avviare quella curva di apprendimento che, al 2020, dovrebbe far scendere il costo del chilowattora solare sotto la soglia magica dei dieci centesimi, competitiva con il gas e il carbone. A quella data gravati da una carbon tax o dal sequestro della CO2».
E la Spagna, con le sue grandi pianure meridionali a tassi di insolazione nord-africani, sta correndo: «Al ministero finora sono affluiti progetti per ben 4.100 megawatt complessivi, di cui 412 megawatt già approvati – spiega Almudena Carrasco della Red Electrica de Espana – una risposta ben superiore alle previsioni». Oggi si contano almeno 35 centrali solari in fase di avvio o di progetto, con una chiara concentrazione in Andalusia e in tutto il centro-sud spagnolo. «La maggiore concentrazione europea, e soltanto noi di Abengoa contiamo di investire due miliardi di euro in un sistema di quattro impianti a SanLucar-Siviglia da 131 megawatt complessivi – spiega Santiago Seage, presidente di Abengoa Solar – ma gli investimenti sono in moto in tutto il mondo. Ad oggi noi stimiamo progetti per 6 gigawatt complessivi (e 20 miliardi di euro) in Europa del Sud, Usa, Nordafrica e Medio Oriente. E presto si aggiungerà alla lista l'Asia, oltre alle prevedibili centrali australiane. E saranno in prima fila anche India e Cina».
Restiamo però al Mediterraneo. Marocco e Algeria sono già della partita. Il primo a Ain Ben Mathar, con un impianto ibrido solare Csp (20 megawatt) e gas a ciclo combinato da 470 megawatt. E i primi 183mila metri quadrati di specchi solari serviranno agli ingegneri marocchini per farsi le ossa, dal 2010 sulla nuova tecnologia. E poi replicarla per esportare in Europa, via interconnessione con la Spagna, elettricità pulita e a basso costo. Altrettanto, e forse anche di più, per l'Algeria. Qui è stata già avviata una tariffa incentivata (non lontana da quella spagnola) e il primo passo prevede un impianto solare-gas da 160 megawatt a Hassi r'Mel. «Ma in questo complesso gasiero al centro dell'Algeria contiamo di sviluppare un tecnopolo solare tra i primi al mondo: al 2015 – dice Tewfik Hasni, direttore generale di Neal (New Energy Algeria, nuova consociata di Sonatrach) – prevediamo un investimento da un miliardo di dollari per 500 megawatt diretti al mercato interno e al 2020 un salto a 18 miliardi di dollari con un obbiettivo di 6mila megawatt solari per esportare elettricità in Europa. E vogliamo fare di Hassi r'Mel un punto di eccellenza mondiale, anche per lo sviluppo di nuove tecnologie». «E quella algerina è oggi la scommessa più massiccia, forse persino superiore a quella spagnola», commenta Carlo Rubbia.
Questi i progetti operativi presentati alla tre giorni di Siviglia. Ma anche Tunisia, Libia e Egitto stanno muovendosi. Israele ha già due centrali solari in funzione (e vari aziende leader, tra cui Solel e Luz due) mentre negli Emirati, ad Abu Dhabi, è stata recentemente inaugurata una intera nuova università tecnica, il Masdar Institute of Technology, interamente dedicata alle rinnovabili e con apporti del Mit e dell'Imperial College.
Il sogno dell'integrazione elettrica-solare del Mediterraneo, oltre ai collegamenti già attivi (Spagna-Marocco) prevede poi, al 2010, altri dodici elettrodotti (in tecnologia a corrente continua ad alto voltaggio) di cui quattro cross-mediterranei. E la Terna ha già annunciato il collegamento dalla Sicilia a Tunisi. Ma a questi dovrebbero seguire connessioni dirette con la Libia e dalla Sardegna all'Algeria. Mentre dalle coste spagnole partirà un cavo fino ad Orano.
E via Turchia la rete ad alta potenza risalirà fino in Germania. «Obbiettivo: al 2050 almeno 80 gigawatt affluiranno in Europa da una ventina di siti solari sulle altre sponde – conclude Muller-Steinaghen –. E almeno il 15% del consumo elettrico europeo dovrà essere assicurato, via solare, a 5-7 centesimi per chilowattora. Non è questione di sogni, ma di sopravvivenza e di sostenibilità. Per entrambi. Dobbiamo mettere al lavoro il nuovo oro del deserto».